Giornalismo ipocrita al capolinea - 05-02-02 - Giovanni Forgione |
Nonostante i passi da gigante fatti dall'informazione e dalla comunicazione negli ultimi anni, c'è ancora chi vive e pensa come venti anni fa. La velocità e l'efficienza dei sistemi di trasmissione dei dati e delle notizie non disturba minimamente il sonno profondo dei giornalisti vecchio stampo (o vecchia stampa).
Fino ad oggi fare il giornalista significava scegliere un partito, un gruppo politico, un potere economico da servire, fingendosi indipendente. C'è chi ha fatto carriera in questo modo ed oggi può permettersi anche il lusso di essere un opinionista realmente indipendente.
Le regole sono cambiate. Il trucco di alterare la realtà era valido quando non si vedeva. Oggi quasi tutti (dagli scolaretti ai pensionati) sanno che il giornalismo ha servito più o meno spudoratamente questo o quel potere. Ora che tutto ciò è di dominio pubblico, pochi ignoranti (che ignorano questo fatto) si fanno abbindolare.
Chi crede ancora alla favola delle vecchiette pronte a sostenere al momento delle elezioni, i "belli" della politica? Per belli intendo quelli capaci (fino ad oggi) di crearsi un'immagine positiva propagandata quotidianamente da servi scrittori. Non dico che il fenomeno è stato annientato; c'è ancora una fetta di ignoranza che crede alla realtà raccontata dai giornali locali o dagli stessi politici nell'arte dialettica e delle finte promesse.
Sia ben chiaro: i giornali non raccontano frottole; raccontano solo una piccola percentuale della vita di tutti i giorni, omettendo gran parte dei fatti che che contano. Un sito come Vivi Telese con centinaia di foto che invece racconta solo la realtà così come appare agli occhi dei cittadini, compensa, secondo me, le mancanze della carta stampata.
Cari giornalisti locali, ci vogliono nuovi trucchi e, se non ne conosciamo altri da analizzare è probabile che non esistano o che già funzionino. E' altrettanto probabile che attuali giornalisti della carta stampata e televisivi non si siano ancora resi conto del cambiamento e nel loro torpore credono di essere dei professionisti pensanti.
La realtà ci evidenzia che ancora oggi:
Totò direbbe: "Ma cos'è questo? giornalismo?...ma mi faccia il piacere!"
C'è chi è contento e consapevole di essere ipocrita in cambio della sopravvivenza. E' vero, per me è facile parlare che non sono un giornalista ed il lavoro non lo perdo anche se dico con sincerità quello che penso.
Ma chi ha scelto il mestiere di divulgatore della realtà, come fa a sopravvivere svolgendo quotidianamente l'esatto opposto delle proprie ambizioni? Con quale dignità torna a casa dopo il lavoro? Cosa racconta ad un proprio caro che gli chiede "Cos'hai fatto oggi?"
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